Il maestro viterbese ha realizzato le targhe consegnate ai bottaroli vincitori del palio.

La consegna di un nuovo palio per la trentottesima edizione di una delle gare più amate dalla città di Viterbo che ogni anno vede i cosiddetti “bottaroli” sfidarsi, portando in cima alla salita di Pianoscarano una pesante botte a spalla o facendola rotolare davanti a sé.
Quelli che quest’anno sono riusciti a tagliare per primi il traguardo, hanno ricevuto due splendide targhe del maestro Michele Telari. “Sono due targhe lavorate in creta, stampate in gesso ceramico e patinate in rame anticato, che ho montato su un supporto – spiega l’artista viterbese – Il comitato mi aveva chiesto di fare questo lavoro già un anno fa e ho accettato con piacere per dare il mio personale contributo  a questa bella tradizione del Palio delle botti di Pianoscarano”. Le targhe donate dal maestro Telari al comitato organizzativo sono un evidente richiamo alla città e alla tipicità del quartiere Pianoscarano dove si svolge ogni anno la seguitissima, tradizionale, iniziativa. “Il tema che ho scelto, raffigura la fontana del Piano riprodotta su entrambe le targhe, inserendo alcune varianti per differenziarle, quindi in una ho messo delle botti, nell’altra un grappolo d’uva”. Non è la prima volta che il maestro Telari “mette” la sua firma su significative espressioni della vita e della tradizione cittadina. Sue sono anche le targhe che celebrano e ricordano il riconoscimento Unesco, posizionate in tutte le piazze dove sosta la macchina di santa Rosa durante il suo percorso del tre settembre.
“Ho modellato la fila di facchini –  spiega Telari – che è stata poi inserita nella targa con il riconoscimento Unesco, fusa dalle fonderie Belli”. Ci sono poi gli otto modellini che riproducono le antiche macchine di santa Rosa, attualmente custoditi nella stanza del sindaco presso il Comune di Viterbo. “Con l’ex assessore, Enrico Contardo – dice Telari – scegliemmo i modelli antichi di macchina di santa Rosa più belli, che erano quelli realizzati dal 1670 ai primi del 900, quando le macchine erano in legno, modellate e dipinte a mano, un lavoro che non finiva mai”. La vicinanza alla tradizione di santa Rosa ha portato Telari anche a realizzare insieme a Enrico Sciuga, facchino, la mini macchina del Centro storico, “Bianca Speranza”. “Sì, Sciuga mi ha invitato a partecipare a questo progetto e ho accettato con grande piacere” dice. Sulla linea che lega Telari a Viterbo, c’è stata anche la realizzazione dei bozzetti per la macchina Fiore del Cielo, e ci sarà sempre una vicinanza e una passione immutata per questa città che definisce bella per natura: “L’architettura viterbese ispira chiunque – commenta Telari –  quando avevo allievi americani, mi ricordo che stavano sempre in giro per Viterbo a scoprire ogni angolo. Da loro non ci sono queste cornici urbane così. Viterbo, da sola, senza l’intervento di nessuno, è una scenografia straordinaria. Anche se fosse dimenticata per mille anni, resterebbe sempre bella, perché è così per sua natura”

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